venerdì 7 maggio 2010

SPORT E GIOCHI

Per farci un'idea di quali fossero gli sport e i giochi nell'Antico Egitto è sufficiente osservare le scene di vita quitidiana sulle pareti delle cappelle funerarie e i testi epigrafici.
Gli egizi non consiederavano lo sport fine a se stesso, da attuare con regole precise e attrezzatura specifica (come fecero i Greci) e nemmeno lo considerarono un intrattenimento per le masse (come nella Roma imperiale), bensì esso fu un insegnamento integrato all'educazione dei giovani e in genere un puro divertimento.
Gli sport in Egitto fu sviluppato in ogni sua tipologia: agonistico, non agonistico, di coraggio, di abilità, di forza, singolo, a coppie, e di gruppo, in una gamma che può essere scandita per grado sociale.

Dei re e dei signori furono attività di caccia sportiva normale con lancia per gli uccelli e arpione per i pesci, e di caccia grossa con la lancia e l'arco su carri per leoni, gazzelle, orici, ippopotami, elefanti e tori selvatici, attuate in grandi spedizioni organizzate nei deserti, in Nubia e nel Vicino Oriente.
Dei sovrani e principi è inoltre il tiro al bersaglio con l'arco, su carro e non, così come le corse su carro, ma senza gareggiare, e quindi consistente in semplice dimostrazione di abilità nel manovrare il mezzo e domare i cavalli.
I cittadini invece amavano sport meno costosi, come ad esempio la palla a mano e una sorta di polo che si giocava con dei bastoni e un cerchietto.
I contadini invece si divertivano con danze acrobatiche (da praticare o da guardare), gare di nuoto o di corsa, tiro alla fune, sollevamento pesi, braccio di ferro, e tornei navali e regate su barca.
I fanciulli, dopo le lunghe immobilità delle ore di scuola, potevano sgranchirsi con girotondi, un gioco di bastoncelli a rimbalzo e molti altri.
È facile immaginare quanto giovassero alla convivenza e al benessere psicofisico le attività sopra descritte. I giovani vi sfogavano la naturale aggressività tipica dell'età adolescenziale, i più piccoli l'irrequietezza in allegria e in amicizia, ed entrambi affinavano le proprie capacità muscolari e psiconervose.
Vi erano poi alcuni sport marziali, ossia la corsa di resistenza, la scherma con bastoni e la lotta. Erano praticati tipi di lotta che mimavano l'assalto, lo scontro mortale con scure e il corpo a corpo. Patrono di queste attività era Montu, dio guerriero.
Se intendiamo lo sport come una attività volta al puro divertimento, alcune di queste discipline non potrebbero definirsi tali a causa della precisione con la quale erano eseguiti. In particolare, la lotta, la scherma e le danze acrobatiche, che erano insegnate da professionisti ad alti livelli. Lotta e scherma erano probabilmente imposte alle reclute in preparazione alle battaglie, e ripetuti come spettacolo da militari già addestrati ed esperti.
Anche il tiro con l'arco e altri energici esercizi erano tipici dell'addestramento militare e il loro insegnamento veniva impartito da allenatori.
Vi erano inoltre alcune attività che possono considerarsi sportive e che coinvolgevano la religiosità e gli stessi faraoni. Basti pensare alla corsa rituale durante la celebrazione del giubileo reale, nella quale il re doveva compiere una corsa attorno a due mete in un vasto cortile. Per l'onoranza giornaliera al dio, similmente il re recava di corsa al medesimo vasi d'offerta, e ancora di corsa in altri riti accedeva al tempio, portando un ramo o un lanciagiavellotti a squadra, secondo usanze di simbologia ignota. Altre grandi celebrazioni religiose richiedevano attività fisiche-sportive, quali la festa di Min, che impegnava la partecipazione di corpi maschili e femminili in danze ritmate, e i Misteri di Osiride, durante i quali si metteva in scena una finta battaglia tra i seguaci del dio e i suoi oppositori che volevano impedirgli l'uscita in gloria, in una rappresentazione perfettamente coreografata, a metà fra il teatro e la danza.
Detto ciò, se consideriamo lo sport come una vera e propria attività agonistica, possiamo dire che tutti quelli sopra citati furono tali, in quanto appaiono animate quanto meno da spirito di emulazione. Lo stesso spirito poteva trasformare attività ordinarie in discipline sportive, come per esempio delle prove navali sostenute dalla marina militare ed assimilabili a veri e propri raid.
Con tutto ciò va comunque detto che tali sport non ebbero nel Paese una grande diffusione, essendo l'Egitto un paese prevalentemente di contadini e che questi, proprio a causa del loro lavoro, tenevano già il fisico ben allenato.


Anche la mente aveva però bisogno di svagarsi, e a questo scopo erano destinati nell'Antico Egitto diversi giochi da tavolo.
Fra questi, molto popolare fu la morra. Diffusi tra i nobili dell'Antico Regno furono il gioco "del serpente", che muoveva su un percorso a spirale, e quello che noi definiamo "del ferro di cavallo", poichè utilizzava una tavoletta di questa forma con due itinerari paralleli. Entrambi questi giochi furono rimpiazzati nel Nuovo Regno da un terzo, il senet, con una scacchiera rettangolare a tre file di caselle.
I giochi del serpente e del ferro di cavallo li conosciamo per il ritrovamento in corredi funerari; probabilmente le mosse delle pedine erano date da un lancio di astragali, secondo regole somiglianti al nostro gioco dell'oca.
Anche per il senet abbiamo diversi esemplari dalle tombe, nonchè numerose raffingurazioni, in cui vediamo sia due giocatori che si sfidano, sia il titolare della tomba che sfida un avversario invisibile. C'è addirittura un capitolo del cosiddetto Libro dei Morti che titola "per poter giocare a senet nell'Aldilà", il che ci fa capire molto bene quento il gioco fosse in voga.
Il ritrovamento di un papiro, ora conservato al museo di Torino, illustra una riproduzione della scacchiera con relativo testo riferito al gioco (come una sorta di libretto d'istruzioni), il che ci ha permesso di comprendere come esso funzionasse. Entrambi i giocatori disponevano le pedine dalla propria parte, e durante il gioco si cercava di invadere il campo avversario. Le mosse erano date dal tiro degli astragali o bastoncelli, anche se stava poi all'abilità del giocatore decidere quali pedine spostare, similmente ai nostri scacchi o al backgammon. Nelle varie caselle sono disegnati dei simboli, alcuni a carattere religioso, tanto che alcuni studiosi hanno attribuito al gioco un valore sacro. Più verosimilmente queste caselle servivano semplicemente a muovere anche la fantasia dei giocatori, così come avviene per esempio nel gioco dell'oca, in cui se si capita in una determinata casella si entra in uno stagno o in un gioardino, oppure si muore, e così via.

Stele dell'Anno 8° di Ramses presso Eliopoli - parole di 3200 anni fa

Anno 8, mese dell'Inondazione, 8 giorno del re Ramses.

Questo giorno, mentre Sua Maestà era a Eliopoli celebrando riti a suo padre Harakhti e Atum Signore di Eliopoli, e mentre Sua Maestà passeggiava nel deserto di Eliopoli, a sud del tempio di Ra, a nord del Tempio dell'Ennade e di fronte al Tempio di Hathor, Sua Maestà si imbattè in una grande pietra monolitica di quarzite, quale non era mai stata trovata dal tempo del regno di Ra, e più alta di un obelisco di granito rosso. Allora Sua Maestà la affidò alle cure di lavoranti scelti e abili, nell'anno 8, 3° mese dell'Estate, 21° giorno.
Nell'anno 9, 3° mese dell'Estate, 18° giorno, il che fa un anno (dopo), essendo stata finita una grande statua di Ramses, il dio (cioè Ramses stesso quale dio) venne in esistenza per essa (ossia l'essenza divina del faraone, secondo la teologia menfita, si incarnava in ogni statua che lo rappresentava).
Allora Sua Maestà premiò questo sovrintendente ai lavori e i valenti artisti che lavoravano ad essa con molto argento ed oro e favori regali (non è questo l'unico caso in cui il regale marito esprime il suo compiacimento per una bella opera aggiungendo al salario dovuto agli operai dei premi; per esempio, nella Stele di Tell Horbet lo stesso Ramses elargisce collane d'oro e altri doni ai lavoranti).
Quindi Sua Maestà trovò nei pressi un'altra cava adatta per statue di quarzite più alte di un abete; egli ne dedicò alcune al Tempio di Ptah e altre ai Templi di Amon e di Ptah nella città di Pi-Ramses.
"Io ho riempito il Tempio di Ra con molte sfingi e con statue nell'atto di presentare olio e un piatto con cibo (sono due tipologie di statua del re inginocchiato che offre due vasi cilindrici oppure pani e frutta)." Così disse Ramses, e ancora: "Oh, questi lavoranti, valenti e abili, che tagliano per me monumenti in grande quantità; oh, costoro che amano il lavoro in eccellente pietra pregiata, che 'entrano' nel granito rosso e 'penetrano' nella quarzite, bravi e forti nel fare monumenti, cosicchè io possa riempire i templi che costruii. Oh, bravi uomini che non conoscete stanchezza, che seguite il lavoro per tutto il tempo e fate fino alla fine e bene il vostro dovere; oh, voi che dite 'facciamolo' dopo aver ben meditato, e andate per questo servizio nella sacra montagna, c'è del beneficio per voi da parte mia, Ramses, che rinsaldo i giovani nutrendoli. Rifornimenti sono in abbondanza di fronte a voi, e non avete da desiderarli. Io ho provveduto alle vostre necessità in ogni modo, cosicchè possiate lavorare per me di buon animo. I rifornimenti per voi sono maggiori del lavoro, per nutrirvi e farvi diventare buoni lavoratori, perchè io conosco bene il vostro lavoro, nel diventare buoni lavoratori, perchè io conosco bene il vostro lavoro, nel quale chi lavora può trovare gioia quando lo stomaco è soddisfatto (nota la ripetizione che ha sì un valore funzionale alla grammatica egizia - la stessa frase ha due conseguenze e perciò viene ripetuta - ma anche uno pragmatico che rende l'idea di come Ramses seguisse da vicino lo svolgimento dei lavori presso i suoi cantieri). I granai sono pieni di cibo per voi, cosicchè non passiate nemmeno un giorno in scarsità di cibo. Io ho riempito per voi i magazzini di pane, carne e focacce, sandali e vesti, olio per ungervi il corpo ogni settimana, per rivestirvi ogni anno, e affinchè le suole sotto i vostri piedi siano sempre buone. Io ho destinato parecchie persone a provvedervi contro l'indebolimento (quindi medici), pescatori a portarvi pesci e giardinieri a procurare vino. Ho fatto fare grandi vasi sulla ruota dei vasai, per rinfrescare acqua per voi durante l'estate. L'Alto Egitto trasporta continuamente merce per voi al Basso Egitto, e il Basso Egitto per voi all'Alto Egitto (a seconda di dove si trovino gli operai a lavorare): grano, orzo, sale e fagioli in quantità immensa. Io ho fatto tutto ciò, cosicchè voi possiate prosperare, mentre lavorate per me con un cuore solo. Io ho trovato per voi anche una cava a Elefantina di granito nero e un'altra di quarzite, e ancora una di pietra il cui colore è come quello dell'argento dilavato" (infatti presso Assuan esiste anche una cava di quarzo bianco).


Ho riportato la traduzione di questa stele non solo perchè ho sempre trovato brillante il modo in cui gli egizi sapevano narrare gli avvenimenti, presentandoli come una storia in cui leggendo via via viene la curiosità di sapere cos'è successo dopo, ma anche perchè le stele fatte incidere da Ramses sono sempre sature di infromazioni interessantissime sul suo modo di governare, che da regale moglie ( :P) non posso che apprezzare col cuore perchè specchio della sua intelligenza e delle sue enormi qualità di statista e del suo approccio pragmatico alle cose e alle persone. Tutto ciò mi fa apprezzare Ramses non solo come il grande re che fu, ma anche come uomo.

giovedì 6 maggio 2010

Benvenuti

Salve,
ho deciso di curare questo blog per avere un luogo dove raccogliere parte dei miei studi da autodidatta sull'Antico Egitto. Chi si ritroverà a visitare queste pagine, perciò, potrà leggere traduzioni di stele e di testi antichi, notizie su templi e monumenti, nonchè recensioni di libri (dai romanzi ai testi universitari, passando per i saggi curati da egittologi o da semplici appassionati). Sono molto critica nel cogliere le informazioni che questi testi danno, e non mi fido solo di una fonte, generalmente preferisco vagliarne molte prima di farmi un'idea di un certo argomento, così come sono più propensa a fidarmi di quanto scritto da un professore di Egittologia piuttosto che da un turista colto che scrive un saggio, oppure da uno studioso di astronomia che ha il pallino per l'Egitto Antico. Detto ciò, in questi 12 anni di studi, ho scoperto di prediligere i testi francesi e italiani, che secondo me sono i più precisi e articolati, mentre diffido di quelli inglesi, solitamente fanno fatica ad aggiornarsi e a stare al passo con i nuovi ritrovati archeologici per trasmettere semplicemente la tradizione, spesso obsoleta.
Come si può evincere dal mio nomignolo, amo particolarmente il periodo Ramesside, e non ho voglia di nascondere un amore spassionato per Ramses II, quindi, chi si sente ostile nel giudicare questo faraone, giri al largo! :D Dal canto mio, cercherò (e solitamente riesco) di essere il più obiettiva possibile, tralasciando l'impietosità dei giudizi che alcuni studiosi o appassionati danno circa questo periodo della sotria egizia e della persona del faraone stessa. Sono dell'idea che non si possa giudicare scientificamente il carattere di una persona vissuta più di tremila anni fa, e che quindi, in una certa misura, ci si debba affidare al cuore. Il passato ci parla attraverso le tracce lasciateci, e sta a noi trarre delle conclusioni a seconda della personale percezione. Da sempre, solamente osservando in fotografia i monumenti fatti erigere da Ramses, ho provato ammirazione e senso di bellezza laddove c'è che vedi eccessiva grandiosità e arroganza. Noi occidentali abbiamo l'idea della sovranità di tipo assoluto, e associamo spesso quella di "re" di stampo greco-romano o dell'Europa seicentesca e settecentesca. Un faraone, ho capito col tempo, è tutt'altro. La parola Maestà in antico egiziano è la medesima di Servo, e così il faraone è servo del suo popolo, degli dèi e dell'Egitto. Non amministra la giustizia, non ha potere decisionale di vita e di morte sui suoi sudditi, per questo ci sono i giudici e gli alti tribunali al quale lo stesso re deve sottostare in caso di grave reato. Solamente nell'Antico Egitto esiste il giudizio sul re, il quale deve essere ritenuto degno della funzione che svolge, perchè la funzione è al di sopra della persona fisica. Così, se vediamo un Ramses che omaggia se stesso, non significa che stia omaggiando la sua persona, ma l'istituzione che egli incarna in un lasso di tempo che è la vita terrena. Questo concetto non è semplice per noi, e semplicemente alcuni non riescono a capirlo o a concepirlo.
Con questo, nel blog Parole d'Egitto leggerete anche d'altro, ma ho voluto mettere in chiaro queste piccole cose prima di cominciare.
Una cosa interessante è che sono in procinto di partire per visitare per la prima volta molti luoghi di cui ho sempre letto e studiato, finalmente fra tre giorni mi recherò in Egitto; credo che l'esperienza mi emozionerà parecchio!